Moxa o Moxibustione
L’applicazione del calore su punti o zone corporee è una pratica terapeutica antichissima.
Moxa deriva dal giapponese Moe Kusa (erba che brucia), ma le prime notizie sull’uso del calore per curare o lenire
i dolori arrivano dalla Cina, dove la tecnica prende il nome di Jiu Fa.
Il materiale usato per praticare la moxa è l’Artemisia Vulgaris, pianta molto diffusa in Estremo Oriente ed in gran parte dell’Europa. Le foglie seccate vengono macerate trasformate in una specie di lana e usate a forma di sigaro o coni.
L’azione riscaldante della moxa, che brucia mantenendo una temperatura costante, rimuove le ostruzioni lungo i canali energetici attraverso il calore; è quindi indicata per i disturbi generati dal freddo e dall’umidità.
Secondo i concetti di Medicina Tradizionale Cinese la moxa nutre lo yang, è quindi efficace l’utilizzo anche preventivamente contro le sindromi influenzali.
Da tempo è dimostrata l’efficacia del trattamento con moxa del punto St 36 (Tzu San Li) per rinforzare le difese dell’organismo.
Moderne ricerche hanno dimostrato che la moxibustione può essere efficace per il miglioramento delle funzioni respiratorie, digestive e circolatorie.
Migliorando la circolazione di Qi e sangue aumenta le capacità del sistema immunitario, previene l’ipertensione arteriosa, ed è nota la validità del trattamento con moxa per l’artrosi e per la presentazione podalica del feto.
La moxibustione può essere diretta oppure indiretta quando si utilizza un isolante tra la fonte di calore e la cute.
I materiali più usati in questo secondo caso sono: aglio, zenzero, sale o altro.
Controindicazioni:
• nelle zone del viso bisognerà applicare la moxa con estrema cautela
• alcuni punti perioculari o dove vi sono grosse arterie o vene superficiali sono vietati
• non agire sulle vene varicose
• non usare su bambini molto piccoli
• evitare durante la gravidanza.